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martedì 4 settembre 2012

Dossier illegali: Vieri, Tavaroli e il ruolo dell'Inter



Christian Vieri è stato pedinato, spiato. Intercettato. 

Il giudice civile Damiano Spera ha condannato l'Inter (società di cui l'attaccante era tesserato all'epoca dei fatti) e Telecom Italia (gestione Marco Tronchetti Provera) al risarcimento in solido di un milione di euro per i fatti illeciti commessi ai danni di Vieri. 

Dossieraggio illecito, discutiamo di questo. Di Inter, di Marco Tronchetti Provera, di Giuliano Tavaroli, di Carlo Buora. E del quadro che si delinea dai contenuti delle motivazioni.

Giuliano Tavaroli, ex responsabile della sicurezza di Pirelli e poi di Telecom, aveva ricevuto una telefonata dalla segreteria di Tronchetti da cui l'incarico. Incarico affidato, come in altre analoghe attività all'investigatore privato Emanuele Cipriani. La ricostruzione è stata confermata da Tavaroli anche in sede penale, procedimento che si è concluso con un patteggiamento di 4 anni e 2 mesi. 

E’ stato lo stesso ex presidente Telecom Marco Tronchetti Provera, sentito come teste nell’ottobre del 2010 – a confermare che ci fu un'indagine investigativa negli anni 1999 e 2000. Limitata ad attività consentite dalla legge. Tronchetti spiegò che i contatti con Tavaroli, all’epoca responsabile della sicurezza di Pirelli poi passato a guidare la security della società di telecomunicazioni  «avevano l’unica finalità di sapere in che modo agivano le altre società calcistiche ed, in particolare, se seguivano la vita privata dei calciatori».  

Sempre da Tronchetti, riporta il giudice nelle motivazioni, arriva l’informazione che agli inizi  del 2004 la propria segretaria avrebbe contattato il signor Tavaroli per riferire ‘guardi la cercherà il dott. Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza tra virgolette.  Un episodio confermato anche da Tavaroli; anche se l’ex carabiniere aveva precisato che quella consulenza verteva su Calciopoli  non Vieri. 

L'ex vicepresidente dell'Inter e ex ad di Telecom, Carlo Buora, «nel momento in cui procedeva a conferire l'incarico di investigazione allo stesso Tavaroli poteva ben prevedere come possibile l'esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri)», si legge nelle motivazioni della sentenza per l'attività di spionaggio ai suoi danni ufficialmente mossa per valutare la compatibilità dell'immagine di Vieri con quella dell'azienda. 

Agli atti del procedimento civile, infatti, c'era anche l'interrogatorio che Tavaroli rese nel 2006 ai pm che indagavano sulla vicenda dei dossier illegali 'fabbricatì dalla security di Telecom e Pirelli. L'ex capo della sicurezza aveva raccontato a verbale di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato
detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». 

Visto che la società calcistica, scrive il magistrato nelle motivazioni, «si era rivolta al dirigente di una nota società di telecomunicazioni per l'espletamento di una consulenza tra virgolette (...) si può ragionevolmente ritenere che la richiedente avesse intenzione di estendere l'indagine anche a controlli sui tabulati telefonici. Ciò a maggior ragione, se si considera il modus operandi già tenuto nelle precedenti investigazioni compiute negli anni 1999-2000 sulle quali ha riferito il teste Cipriani (Emanuele, investigatore privato tuttora sotto processo, ndr)». Se a ciò si aggiunge «che già nel 2000 l'attività investigativa era stata compiuta materialmente dal Cipriani, ma per il tramite del sig. Tavaroli (..) deve affermarsi che il dirigente Inter (indicato nel vice presidente dott. Buora) nel momento in cui procedeva a conferire l'incarico di investigazione allo stesso Tavaroli poteva ben prevedere come possibile l'esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri)». 

Secondo il tribunale non sussistono né il danno patrimoniale (quanto accaduto non ha comportato l'interruzione della carriera calcistica) né quello morale da lesione della salute (nonostante la presentazione della documentazione medica allegata) ma «le prove testimoniali hanno comprovato che l’apprendimento della notizia di aver subito una rilevante violazione della propria vita privata ha comportato per l’attore una indubbia e innegabile sofferenza. Tale circostanza  appare del resto verosimile in quanto può ritenersi massima di comune esperienza che un’indebita intromissione nella propria sfera privata da parte di soggetti estranei, tanto più quando viene effettuata in modo subdolo e con modalità illecite, ingenera nella vittima uno stato di sofferenza». 

L'avvocato di Bobo, Danilo Buongiorno, trasmetterà la sentenza alla Giustizia sportiva. Stefano Palazzi, procuratore federale, avviò già all'indomani della pubblicazione di articoli di stampa inerenti delle indagini che si conclusero con l'archiviazione. Allora. 

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